Pellegrini a Serra San Bruno

Pellegrini a Serra San Bruno

Nuovo festoso pellegrinaggio organizzato da mons. Angelo Casile, parroco di San Bruno, e che ha visto la partecipazione di un folto gruppo di parrocchiani, per la Festa della Traslazione delle Ossa di San Bruno, lunedì di Pentecoste 20 maggio 2024.

Il pellegrinaggio e il gemellaggio
Il pellegrinaggio, come esperienza di spiritualità e devozione per San Bruno di Colonia, è stato vissuto in maniera oltremodo positiva e felice dai circa 50 parrocchiani guidati da don Angelo, anche in questa occasione accompagnato da don Davide Tauro, viceparroco.
Durante l’anno, ad eccezione della settimana del 6 ottobre, le reliquie del Santo riposano nella Certosa custodite dai Certosini. Il lunedì di Pentecoste, in memoria del ritrovamento delle ossa di San Bruno e del Beato Lanuino avvenuto nel 1505, le reliquie vengono invece portate in processione al Santuario di Santa Maria del Bosco – Eremo di San Bruno.
Il Santuario è il luogo dove il Santo è vissuto fino alla morte, avvenuta domenica 6 ottobre 1101. San Bruno con le sue opere e preghiere, come afferma Papa Pio XI nella Costituzione Apostolica Umbratilem (1924), è stato straordinario ispiratore della vita contemplativa portata “allo splendore della primitiva purezza”.
L’anno scorso, alla presenza di Dom Ignazio Iannizzotto, priore della Certosa, di S.E. Mons. Claudio Maniago, Arcivescovo di Catanzaro – Squillace, e di diverse migliaia di festosi fedeli che hanno fatto ala ai diversi riti celebrati, tra la Parrocchia di San Bruno e il Santuario di Santa Maria del Bosco – Eremo di San Bruno è stato siglato un gemellaggio con “l’intento di crescere in un sodalizio di fraternità nell’amore a Cristo e di preghiera nella devozione a San Bruno, fratello universale”, laddove per la Parrocchia di Reggio spicca il fatto di vantare il titolo di prima al mondo dedicata al Santo certosino.
La cronaca del pellegrinaggio parte ovviamente con le preghiere di affidamento al Signore con le Lodi, inneggiando al Nome santo di Dio, e cantando l’inno al Santo Patrono di Serra. Il viaggio è avvenuto a bordo di un confortevole bus turistico dell’Atam reggina.

L’accoglienza del Reliquario
Giunti a Serra San Bruno, prima tappa è stata la Certosa, dedicata ai Santi Stefano e Bruno, davanti al cui portone è apparso il busto argenteo di San Bruno attorno al quale erano stretti festosi tantissimi credenti in preghiera e inneggianti canti dell’antica tradizione popolare. Di grande impatto scenografico, ma anche di fede, la visione del busto argenteo del reliquiario, opera napoletana del 1516, che custodisce il cranio di san Bruno, sommerso da numerosi fedeli che stringono a loro bambini vestiti per devozione da certosini e posti sotto la sua custodia e protezione, e tutti inviano baci al Santo.
Il successivo rito – di grande effetto – del clamoroso lancio dei confetti sul busto argenteo, custodito da una teca in plexiglass trasparente, vuole essere una pioggia battente, di saluto e di affidamento alla protezione di San Bruno. Per tradizione, nessun confetto dovrà andare perso, tanto che vengono raccolti e rilanciati o custoditi in tasca anche quelli caduti in terra: perché ciò che tocca il Santo viene da lui benedetto e protegge dalle calamità e catastrofi naturali.
In tale contesto festoso, si rinnova emozionante l’accoglienza fraterna di don Bruno Larizza, rettore del Santuario di S. Maria del Bosco, riservata al nostro altrettanto emozionato don Angelo. Entrambi hanno salutato Dom Ignazio Iannizzotto, priore della Certosa, che ha impartito la benedizione del Signore, soprattutto sui bambini, invocando l’intercessione del Santo Certosino.

La processione nel bosco
Dopo il rito di benedizione dei bambini in particolare e di tutti i presenti, p. Iannizzotto, il priore, portando il reliquario a raggiera contenente altre reliquie di San Bruno, ha avviato la processione, che si è formata attorno al Santo e ci ha condotti all’Eremo di San Bruno.
Hanno aperto il corteo i componenti delle diverse Confraternite di Serra San Bruno con addosso sai e mantelli multicolori e issando vessilli e stendardi colorati dove sono ricamate insegne e simboli che contraddistinguono tradizioni e storie ultracentenarie.
Raggiunto il confine segnato dal ruscello, il priore, dovendo rientrare in Certosa per rimanere dentro il suo territorio, prima di lasciare la processione, ha avuto particolare attenzione verso la delegazione reggina affidando a don Angelo per l’intera processione il reliquario. Così è stato straordinario per i tanti fedeli poter baciare il reliquario portato con intensa devozione e solennità da mons. Casile.
La preghiera del santo Rosario e il canto di antichi inni popolari, dedicati a San Bruno, hanno reso molto suggestiva la processione, effettuata con ordine lungo l’antica strada tra la Certosa e l’Eremo, immersa nel bosco tanto caro a San Bruno per il ricordo dei boschi in terra di Colonia. Dai rami del fitto bosco, attraversati da stupendi raggi di sole, proveniva il melodioso canto degli uccelli e il cadere dei fiori dagli alti alberi di acacia hanno offerto un incantevole scenario al nostro camminare da pellegrini.

L’Eucaristia all’Eremo di San Bruno
Raggiunto l’Eremo, traboccante di fedeli, qui è stata celebrata la Santa Messa, presieduta da don Bruno Larizza e concelebrata da don Angelo, don Davide e altri presbiteri serresi presenti.
Don Bruno ha presentato nell’omelia i tratti salienti di San Bruno, sottolineandone l’immensa fede, la grande cultura e il sommo distacco da ogni parvenza di onore o gloria mondane che lo hanno condotto a scegliere concretamente e veramente Dio al di sopra di tutto. Ha invitato noi presenti all’Eucaristia a imitare San Bruno nel nostro stato di vita con una profonda determinazione nel mettere Dio al primo posto.
Come da consolidata tradizione, alla fine della celebrazione sono stati benedetti e poi distribuiti delle panelle, in ricordo della carità che i certosini hanno verso i bisognosi, e delle pianticelle di quercia, per esortarci a custodire la bellezza del creato come ha fatto San Bruno.
Conclusa la celebrazione, dopo la foto di gruppo all’Eremo, i parrocchiani di San Bruno di Reggio Calabria sono stati ospiti del vicino Ritrovo “Santa Maria” per il pranzo. Gustando la cucina tipica serrese, sono state trascorse due ore di spensierata serenità in un clima gioioso e fraterno, accrescendo amicizia e stima. Al pranzo sono stati nostri ospiti don Bruno Larizza e tutti gli altri presbiteri serresi.

Il priore della Certosa nella Parrocchia di San Bruno
Don Bruno Larizza, rettore del Santuario regionale di Santa Maria del Bosco di Serra San Bruno, a conclusione del momento di convivialità vissuto insieme, ha confermato, assieme a don Angelo, la presenza eccezionale di Dom Ignazio Iannizzotto, priore della Certosa, nella Parrocchia di San Bruno in Reggio Calabria, nei giorni della Novena in onore del suo Patrono e in preparazione alla Festa del 6 ottobre 2024. La visita del priore della Certosa nella Parrocchia di San Bruno ha un carattere straordinario, considerato il regime di clausura in cui vivono i Certosini, e porterà nel territorio reggino uno dei successori di San Bruno. All’evento storico saranno presenti anche lo stesso don Bruno e una delegazione della cittadina che ospita la Certosa voluta dal Santo ispiratore della vita contemplativa.
La presenza del priore certosino a Reggio Calabria, nella nostra Parrocchia, è soprattutto il nuovo suggello impresso all’importanza religiosa e ecclesiale del gemellaggio tra le due comunità di credenti siglato lo scorso anno. Ricevere e accogliere la visita di Dom Ignazio, sarà un’occasione preziosa per rinvigorire il nostro legame con la comunità certosina e, in una visione spirituale, sentirsi visitati dallo stesso San Bruno, che, secondo antiche attestazioni, sostò in preghiera nei luoghi dove oggi sorge la chiesa parrocchiale e rifiutò la nomina di Arcivescovo di Reggio Calabria.

La visita alla chiesa di San Biagio
Risaliti in autobus, dopo il pranzo succulento e ormai nelle vesti di pellegrini-turisti, in visita nella cittadina di Serra San Bruno, è stata vissuta un’esperienza culturale e insieme spirituale di grande valore, visitando due chiese e immergendoci in una potente dimostrazione della forza ispiratrice che ha la fede sull’arte dell’uomo.
La prima visita è stata effettuata nella chiesa matrice di Serra San Bruno, dedicata a San Biagio, patrono della città. Di grande effetto la facciata, realizzata in granito locale, e progettata dall’architetto serrese Biagio Scaramuzzino e completata da un altro architetto serrese, Salomone Barillari, durante la seconda metà del secolo XIX. Notevoli sulle loggette delle campane due angeli in marmo dei primi anni del XVII secolo provenienti dalla Certosa, recentemente attribuiti allo scultore tedesco David Müller.
L’interno, di tipo basilicale a tre navate divise da pilastri, è molto ricco di opere d’arte, alcune delle quali di notevole valore. Attraverso la porta di legno in fondo alla navata si accede nella sagrestia, dove si possono ammirare gli armadi lignei eseguiti nei primi anni del XIX secolo. Ricca di spiritualità e fascino artistico che – ha affermato significativamente don Angelo – “oggi è raro trovare nei moderni luoghi di culto”.

La visita alla chiesa della B. V. Maria dei Sette Dolori
Nella navata, spiccano quattro medaglioni marmorei di scuola napoletana scolpiti a bassorilievo e raffiguranti due Santi barbuti, privi di attributi iconografici ma tradizionalmente considerati San Pietro e San Paolo, un certosino, probabilmente San Bruno, e San Gennaro. Nel coro una bella tela raffigurante i sette santi fiorentini fondatori dell’ordine dei servi di Maria, opera di Giuseppe Maria Pisani (1851 – 1923). Al soffitto, un tondo raffigurante la regina Ester e il re Assuero firmato da Stefano Pisani eseguito nei primi anni del XIX secolo.
Il ciborio è davvero monumentale, commissionato nel 1631 a Cosmo Fanzago dal priore della Certosa di S. Stefano del Bosco, don Ambrogio Gasco da Bordeaux (1627 – 1633). Nella stanzetta laterale destra, detta di Santa Lucia, sono conservate tre statue lignee delle quali una raffigura Sant’Anna, una Santa Lucia opera di Vincenzo Zaffino, e il settecentesco Cristo morto proveniente dalla Certosa, alto quasi due metri, che viene portato in processione la mattina del sabato santo su di un’artistica “naca” che ogni anno cambia forma e colori secondo la fantasia e l’estro dei suoi realizzatori.
Tutto all’insegna della ricchezza di fede e spiritualità lasciati da San Bruno e raccolti e tradotti in opere bellissime e infinite dagli uomini che a questo eccezionale santo, e a Dio Nostro Padre, si ispirano e fanno riferimento.

Il rientro a casa con la gioia nel cuore
Compiuta da visita delle chiese, aiutati da una esperta guida, siamo risaliti sul pullman per ritornare a Reggio Calabria. Dopo un po’ di riposo, abbiamo elevato al Signore la preghiera della sera, i Vespri, per ringraziarlo della magnifica giornata che ci ha donato di vivere insieme nel pellegrinaggio.
L’esser stati pellegrini a Serra San Bruno ci ha fatto crescere nella fede, nella conoscenza del nostro patrono San Bruno e ci ha arricchiti della gioia dello stare insieme in fraternità e serenità.

Filippo Praticò

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29 maggio 2024, .