La chiesa di san Bruno

MemoriaL’attuale chiesa, dedicata a san Bruno, è stata costruita sul suolo donato dalla famiglia Giuffrè in prossimità del luogo dove sorgeva la precedente chiesetta. L’edificio sacro è stato benedetto da S.E. Mons. Giovanni Ferro, arcivescovo di Reggio Calabria, il 27 maggio 1962.

Una memoria marmorea posta all’ingresso della chiesa ricorda la fondazione della parrocchia, 27 giugno 1957, e il rito di benedizione della chiesa, 27 maggio 1962.

Descrizione della Chiesa di san Bruno
tratto da: Maria Barresi, Il Platano, settembre 2007, pp. 5 e 16 (tra parentesi la situazione al 2020).

Per chi, qualche anno fa, si trovava ad entrare nella chiesa di san Bruno si lasciava dietro una vecchia fiumara che, con un rigagnolo acquitrinoso, lento e quasi asciutto, scorreva, anche dopo un piccolo ponte, al di là degli argini. Proprio su quello di destra sorge oggi la nuova Chiesa del Santo, che non si affaccia più sul fiumiciattolo, ma su una grande strada a più carreggiate con auto in corsa, tra grandi palazzi attorno, tra cui sulla sinistra, per chi entra, l’Università degli studi di Reggio Calabria.

Chiesa di San Bruno
Chiesa di San Bruno

Iniziata nel 1959 e completata nel 1962, la chiesa di san Bruno, oggi, (NdR: 2007) retta dal suo parroco don Mario Manca (dal 2014: mons. Angelo Casile), venne costruita dall’impresa Ziino, su un progetto dell’ingegnere reggino Domenico Squillaci, che volle la struttura a pianta esagonale, leggermente irregolare, composta di un unico e grande interno, ampio ed arioso, simile ad una carena di nave capovolta. All’interno si arriva da una lunga scalinata che riprende la forma del protiro (portico dell’ingresso principale) senza colonne, sotto il quale si trova il portone della chiesa. La sua facciata, che sembra disegnare all’esterno, tre navate, è di marmo travertino bianco, decorata con strisce di granito scuro, che poste in orizzontale sui due lati della più grande parte centrale, la incorniciano e vanno a loro volta ad incastrare un finestrone a rombo, con una grande croce al suo interno. Al di sopra di essa si trova la scritta latina “Ex veteri voto divo Brunoni dicatum”, che significa: “Dedicato a san Bruno per antico voto”. La facciata, infine è sormontata da una grande croce luminosa a neon. Ai lati della facciata, sulla sinistra entrando, si trova, prima il grande platano, chiamato “Mosè”, vicino ai tre lunghi scalini dietro leggere catene che delineano la piazzetta della chiesa, prima dell’ampia scalinata. 

Statua in bronzo di San Bruno
Statua in bronzo di san Bruno

Questa vede, sempre a sinistra, dietro un reticolato di ferro, una statua in bronzo di san Bruno dello scultore Pasquale Panetta, “galleggiante” al centro di un laghetto tra piante, come a Serra San Bruno. A destra della scalinata vi è invece una rampa per disabili, voluta dal parroco, don Mario Manca e dai parrocchiani, su progetto dell’Architetto Ignazio Ferro, del 1995. 

La chiesa, che si affaccia su via Manfroce, sporge per la parte posteriore, su via Lia (Via Lia, Traversa I, dal 2020 Via Giuseppe Piazza) dove si trovano tre porte, che conducono alle sale interne dei giovani di Azione cattolica e Scouts Agesci e all’abitazione del parroco. Dentro la chiesa, alla quale si accede principalmente dal portone della facciata, più che dalla porta posteriore lungo la scaletta interna tra le salette, si trovano due cappellette e quattro altari, di cui due a destra e due a sinistra, che portano all’altare maggiore, sistemato al centro.

Fonte battesimale
Fonte battesimale

Le cappellette, sistemate ai lati dell’entrata a tre porte, completano il pronao visibile già all’esterno e decorato in granito. Nella cappelletta di sinistra (realizzata nel 1962 dal Liceo Ginnasio “Tommaso Campanella” in memoria di Bice Coppola), entrando, a cui si accede per la grande porta di legno subito dopo un’antiporta, si trova il fonte battesimale di forma circolare, in marmo rosato su pietra verde. Sul fronte si apre una piccola vetrata e sulla parete frontale, un agnello in un bassorilievo regge una croce, mentre ai suoi piedi sgorgano le sette sorgenti della Grazia.

Scendendo l’unico gradino della cappelletta si trova l’acquasantiera di sinistra (in memoria di Stefano Limanni), appoggiata al grande pilastro che porta una lapide con la scritta a perenne ricordo della fondazione della chiesa, Su essa c’è scritto: “Ex veteri voto divo Brunoni dicatum A.G. / Parrocchia fondata il 27 giugno 1957/ chiesa costruita su suolo donato / dalla famiglia Giuffrè / benedetta il 27 maggio 1962 / da S. E. Mons. Giovanni Ferro Arcivescovo / rifinita nella facciata e nell’interno / per la munificenza dei Germani / Girolama e dott. Gennaro Giuffrè / e per la collaborazione del parroco Sac. Mario Manca / e dei parrocchiani”.

Campana del 1754
Campana del 1754

La cappelletta di destra vede invece (la campana in bronzo del 1754, al centro reca la scritta in latino: “A. D. 1754 ABBAS D. GEORGIUS MICELI PATRITIUS ET PATRONUS REFECIT”: Anno del Signore 1754 Padre Don Giorgio Miceli Nobile patrocinatore ricostruì. Don Giorgio Miceli, che nel 1754 ricostruì la campana, celebrava ogni festa e domenica nella chiesetta di san Bruno, come risulta dalla visita del 27 gennaio 1749 di S.E. Mons. Damiano Polou, arcivescovo di Reggio Calabria).

Statua di San Bruno del 1730
Statua di San Bruno del 1730

(A seguire, posta su una colonna di marmo, ammiriamo la statua lignea di San Bruno del 1730, recante la scritta “PER DEV. DI MAT. SPADARO MESSINESE 1730”: Per devozione di Matteo Spadaro messinese 1730. La statua fu offerta, a seguito di un voto, dal messinese Matteo Spadaro, scampato a un naufragio grazie a una luce della chiesetta dedicata a San Bruno che gli permise di giungere a riva. La statua del Santo, date le proporzioni, venne affettuosamente chiamata San Brunello, da cui poi venne il nome della contrada e poi del quartiere reggino) e la statua di santa Rita, posta su (un altarino ai piedi di) una grande croce di legno (in memoria di Lombardo Giovanni) appesa a un marmo (giallo) e verde, mentre più avanti si trova l’acquasantiera di destra (in memoria di Antonio Laganà).

San Bruno in preghiera nell'acqua
San Bruno in preghiera nell’acqua

(L’aquasantiera) come quella di sinistra è appoggiata a pilastri che aprono ad una, appena accennata, navata centrale della chiesa che porta all’altare maggiore, mentre sulle “navate” laterali si trovano due altari per ognuna. Nella “navata” di sinistra, sempre entrando, e precisamente sulla parete adiacente alla cappelletta del fonte battesimale, vi è un grandissimo quadro di Nunzio Bava del 1969 che ritrae san Bruno inginocchiato in un laghetto che prega.

San Bruno in preghiera in una grotta
San Bruno in preghiera in una grotta

Così un altro grande quadro dello stesso autore, sulla parete accanto alla cappelletta destra, raffigura san Bruno adagiato in una grotta con una croce nella sinistra ed un libro nella destra.

Altare di san Gennaro
Altare di san Gennaro

Continuando, lungo la cosiddetta “navata” di sinistra si trova un confessionale (antico e recante la scritta “Bonitas”, invocazione a Dio che è bontà cara a san Bruno) di legno, appoggiato al lato più stretto della stessa area, sul quale vi è l’altare di san Gennaro (dono della nobil donna Saveria Genoese in memoria del marito Ecc.za Dott. Gennaro Giuffrè), vescovo e martire, ritratto, sullo sfondo del Vesuvio, mentre benedice con la destra e regge il pastorale, la Bibbia e due ampolle con la sinistra. Un tabernacolo con porticina scolpita con un’aquila, sovrasta l’altare sotto il quale vi è un paliotto di marmo bianco diviso in tre bassorilievi che riportano, a sinistra, una mitra e un pastorale, al centro, due ampolle, a sinistra la penna: tutti simboli del Santo. (A seguire, su un basamento di marmo, si trova la statua di sant’Antonio da Padova, posta prima all’ingresso e realizzata in memoria di Michele Albanese il 10.5.1985). 

Altare del Sacro Cuore di Gesù
Altare del Sacro Cuore di Gesù

Proseguendo lungo il percorso della “navata” che porta all’altare maggiore, troviamo l’altare del Sacro Cuore di Gesù (dono del dott. Gennaro Giuffrè in memoria della sorella Girolama), sormontato da una statua di legno realizzata da alcuni artigiani di Ortisei, in provincia di Bolzano. II suo tabernacolo vede una porticina di ferro con pellicano scalfito che vuole rappresentare Gesù che nutre col suo sangue gli uomini come il pellicano che, secondo leggenda, pare che nutra i suoi piccoli, in momenti di difficoltà, squarciandosi il petto. Sul paliotto dell’altare si trovano invece: a sinistra, i tre chiodi della croce; al centro, il monogramma di Gesù; a destra, un cuore di spine con fiamma soprastante.

Altare della Madonna della Liga
Altare della Madonna della Liga

La “navata” destra, vede invece l’altare della cosiddetta “Madonna della Liga” (realizzato in memoria dello zio can. L. Panuccio e del padre Antonino offrono i dott. Domenico e Teresa Bagnato) sulla parete più stretta e l’altare della Madonna di Lourdes, accanto all’altare maggiore. Santa Maria della Liga, oltre ad essere conosciuta quale protettrice degli allevatori del baco da seta, sembra abbia il nome da un antico torrente, chiamato “Liga” da cui, per la caduta della lettera g, prende nome l’attuale via Lia. “Liga”, tra l’altro, è anche una città spagnola, in cui si venera appunto Santa Maria, patrona degli allevatori del baco. La Madonna con Gesù bambino in braccio, è stata ritratta dall’artista Michele Prestipino e, visibile sul quadro che sormonta l’altare, appare sospesa in cielo, mentre gli allevatori del baco le offrono un ramo di bozzoli non lontani da una chiesetta. Questa sembra richiamare quella di via Lia, demolita dal terremoto, di proprietà del dottor Domenico Bagnato che volle offrire l’altare. Sul suo tabernacolo vi sono raffigurati, a sbalzo, il calice con l’ostia e il monogramma di Gesù. Il paliotto porta con sé, sull’esagono di sinistra, un fiore, al centro, la M di Maria; mentre, a destra, un giglio.

Vetrata centrale
Vetrata centrale

Su entrambi le pareti laterali delle navate si aprono due finestroni, a forma di rombo, per parte, con vetri artistici, così il rombo più grande (in memoria del sac. Santo Laganà) che si apre sulla parete sovrastante il pronao con vetrate artistiche raffiguranti S. Bruno eseguite dalla Ditta Mellini di Firenze.

Altare di Maria Immacolata
Altare di Maria Immacolata

La “navata’ di destra, si conclude, procedendo verso l’altare maggiore, con l’altare della Madonna di Lourdes (dono delle famiglie Airaudo Bertorello), con tabernacolo che porta sulla sua porticina raffigurante lo Spirito Santo sotto forma di colomba con cinque raggi, “sorgenti di acqua viva”, sporgenti dal becco. Il paliotto di marmo bianco, sulla base dell’altare, fa vedere a sinistra, la corona, al centro, la M di Maria, a destra una rosa.

Le due “navate” racchiudono al centro, la struttura centrale con a capo l’altare maggiore, che vede un tabernacolo lavorato, sempre a forma di cubo, ma suddiviso in quattro parti decorate con smalto e raggiunto da due pilastrini obliqui decorati a mosaico.

Altare maggiore di san Bruno
Altare maggiore di san Bruno

La grande abside che vede il tabernacolo (originariamente era collocato sopra l’altare addossato al muro. Nel 1970, l’altare è stato spostato in avanti e il tabernacolo è stato sistemato su due traverse oblique grazie al contributo della sig.na Saveria Aloi) è coperta da lastre di marmo giallo con la statua di san Bruno, in legno e con le braccia conserte, realizzata da alcuni artigiani di Ortisei, in provincia di Bolzano. Al centro dell’altare (maggiore di San Bruno, arricchito con le reliquie del Santo e donato dalla nobil donna Girolama Giuffrè) vi è una grande mensa in marmo bianco con un paliotto, su base di marmo verde, con quattro bassorilievi, raffiguranti i quattro evangelisti, Matteo, Marco, Luca e Giovanni, che leggono o scrivono; tutti portano un libro in mano.

Una balaustra, composta di marmo verde, circonda i riquadri in marmo con i dodici Apostoli, attorno all’altare. (Ecco di seguito le fotografie delle colonnine in marmo scultoreo bianco di Carrara con le sculture dei dodici Apostoli, che è stato possibile riconoscere a partire dagli oggetti, evidenziati in oro, che portano in mano: Giacomo minore, clava; Filippo, croce; Giuda Taddeo, lancia; Mattia, libri e mitria; Pietro, chiavi; Andrea, croce obliqua e libro; Matteo, ascia e libro; Simone cananeo, bastone e sega; Tommaso, alabarda; Giovanni, calice; Bartolomeo, libro e pugnale; Giacomo maggiore, bastone e libro. Riportiamo le foto dei dodici Apostoli da sinistra a destra così come sono stati posizionati sotto la balaustra).

Le 14 stazioni di una Via Crucis, in marmo bianco, sono distribuite lungo tutte le pareti della chiesa, mentre il tetto che porta sei lampadari e quattro ventilatori, divisi alla pari su due lati della chiesa, rappresenta la carena di una nave immaginaria, con la prua a sinistra e la poppa a destra.

Infine ai lati dell’altare maggiore si aprono due porte di legno, di cui, quella a sinistra, entrando porta in sagrestia, mentre quella a destra, nelle salette delle numerose attività parrocchiali, destinate a crescere sempre più, come la densità degli abitanti, che hanno popolato negli anni quella chiesetta di una volta.