Liturgia esequiale di Giulia Cuzzocrea (3 giugno 2023)
Per tenere viva la memoria della nostra cara sorella Giulia, pubblichiamo il saluto di mons. Pasqualino Catanese, vicario generale, e l’omelia di mons. Angelo Casile, nostro parroco. Il Signore la accolga tra le sue braccia e le doni la luce e la pace.
– Saluto di mons. Pasqualino Catanese, vicario generale
Chiedo scusa per l’emozione, non è così semplice parlare in questa occasione. Vorrei brevemente esprimere che, diversamente dalle esperienze di morte che viviamo ogni giorno, bombardati da notizie di guerre, violenze, vicende tristi, raccapriccianti, di falsi amori, oggi invece vogliamo celebrare la liturgia esequiale per la carissima Giulia, che ha testimoniato un amore grande, l’amore alla vita, l’amore a suo marito, alla sua famiglia, l’amore al suo lavoro, alla scuola, l’amore agli amici, quanti amici si è fatta con il suo sorriso!
Amore alla vita testimoniato dalla forza che Giulia ha messo nella sua breve ma intensa vita. Attaccata dal male, ha resistito fino in fondo, fino a quando ha potuto, con tutte le forze. Un amore al Signore che l’ha creata, e ricordo le parole di Giobbe: «Il Signore ha dato, il Signore ha tolto» (1,21). Siamo chiamati a benedire sempre il Signore nel bene e nel male, e Giulia lo ha fatto, testimoniandoci l’amore sino alla fine! Questo grazie anche alla Provvidenza del Signore, che le ha riservato Giovanni, come sposo. Senza di lui forse non avrebbe potuto portare avanti così bene ciò che ha portato avanti. Poi la Provvidenza di Domenico, di Alessandro, di Giorgio, dei suoi cari, la sua famiglia.
Ricordo bene che in tante occasioni vissute nella gioia di conoscerla, diceva lei stessa che nella vita si trovava un po’ a disagio, perché non riusciva a vivere con leggerezza o noncuranza, ma la sua caratteristica è stata quella di una forza indicibile in ogni cosa che faceva, di una testimonianza di amore vero e autentico della vita.
Ecco questa è la notizia bella che dobbiamo sentire profondamente nel cuore, per farlo guarire da tutte quelle realtà disastrose che succedono nel mondo. Grazie, Giulia, per la tua vita, per quello che ci hai offerto, perché ci hai detto che le nostre prove, le nostre sofferenze, non sono che sciocchezze di fronte a quello che tu hai vissuto. Grazie, perché sei stata fedele fino alla fine. Grazie, perché oggi con la tua morte tu ci apri alla esistenza più alta, più grande, perché continui a vivere e vivi adesso pregando per noi, adesso che sei nella pienezza della tua giovinezza!
Il Signore illumini la nostra strada e ci sostenga con la sua Presenza nel nostro cammino.
– Omelia di mons. Angelo Casile, parroco di san Bruno
«Andiamo con gioia incontro al Signore» così abbiamo cantato nel Salmo 121 e il Signore, come abbiamo ascoltato nel Vangelo (Luca 24,13-35), è venuto incontro a noi, suoi fedeli, mentre celebriamo la liturgia esequiale della nostra carissima sorella Giulia.
Ringrazio il caro mons. Catanese, don Pasqualino, nostro vicario generale, per la sua presenza e per come ci ha già illuminato, se ce ne avessimo bisogno, sulla bellezza straordinaria e la testimonianza di fede di Giulia. Un saluto cordiale al diacono Domenico Plutino, suo cognato, e al caro d. Davide Tauro, nostro viceparroco.
Siamo qui per celebrare veramente l’amore del Signore, amore che ci fa aprire gli occhi su come il vangelo è possibile viverlo. Guardiamo a Giulia anzitutto come figlia, dei carissimi Umberto e Mimma, figlia che ha saputo servire pur nella malattia i suoi genitori; come sorella, è sorella di Giandomenico, per lui è stata una seconda mamma, lo ha custodito e ora lo custodisce nella preghiera. Ciò che per tutti noi è passato, per Giulia è presente, perché vive nel Signore, questo ci dice la fede, questo ci ha ricordato la prima lettura: «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio…» (Sapienza 3,1).
Ricordiamo ancora Giulia come sposa del caro Giovanni, senz’altro due persone simili, si cercano, si trovano, vivono insieme. La bellezza di Giulia è specchio della tua bellezza, caro Giovanni.
Giulia è mamma di questi splendidi giovani: Domenico, Alessandro, Giorgio. Si è mamma non solo perché si generano i figli attraverso il corpo, si è mamma perché si generano i figli nel dolore, nella pazienza, nella preghiera.
Giulia la conosciamo per il suo impegno in parrocchia, per tanto tempo ha svolto il servizio di catechista, di educatrice dell’ACR, e proprio stamattina alcuni ragazzi e ragazze della nostra comunità hanno ricevuto la prima comunione, per questo l’altare è addobbato con splendidi fiori e ciò ci aiuta anche ad entrare nella solennità della Santissima Trinità, poiché siamo quasi al tramonto.
Giulia ha saputo vivere come insegnante, maestra di vita prima e poi insegnante di italiano, poi con incarichi dirigenziali, vicepreside al Vittorino da Feltre.
Siamo tutti attorno a te, cara Giulia, come comunità, assieme alle suore, assieme al coro, all’azione cattolica, gli amici scout, gli amici del Blu Sky, gli amici della scuola. Tutti attorno a Giulia che ho descritto nelle sue diverse sfaccettature, come un diamante che ha tante facce, ma il volto più bello, il volto sorridente di Giulia è quello di essere discepola del Signore risorto. Giulia ha saputo illuminare con il suo sorriso, con la sua fede, la vita di tutti noi, perché Giulia ha saputo seguire Gesù. E di Gesù Giulia ci ricorda, appunto, le opere, le gesta.
Come abbiamo ascoltato nel Vangelo, potremmo essere sconfortati come questi due discepoli che tornano ad Emmaus e invece Gesù cammina con noi, così come ha camminato sempre accanto a Giulia. La fede in Dio non elimina la sofferenza dalla nostra vita, ma il Signore soffre con noi, il Signore ci tiene per mano, mentre noi soffriamo e noi offriamo la nostra vita.
Giulia, lo sappiamo, ha visto la morte concretamente, ma ha visto nella morte il Signore Gesù; ha visto la mano di Dio che l’ha restituita alla vita e ai suoi cari, potremmo dire quasi come accadde a Lazzaro: «Vieni fuori!» (Giovanni 11,43), vieni fuori dalla morte! Giulia è stata testimone del Signore risorto, non aveva paura della morte perché sapeva, Giulia, cosa l’attendeva al di là della porta a noi sconosciuta della morte.
Per questo l’amore di Dio ci aiuta a prendere coscienza su quanto stiamo celebrando: «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio», ci ricordava la parola della Sapienza, la prima lettura ((Sapienza 3,1-9). «Agli occhi degli stolti parve che morissero», davanti al mondo cosa sono quarantanove anni di vita? Quanto bene avrebbe potuto ancora fare per i suoi cari, gli amici, gli studenti? Eppure, Giulia ora è «nella pace… la sua speranza è piena di immortalità… Dio l’ha trovata degna di sé», Dio l’abbraccia nella sua bontà.
Il Salmo 121 che abbiamo ascoltato, è il salmo del popolo di Israele che sale alla città della Gerusalemme, è il canto del pellegrinaggio: «Andiamo con gioia incontro al Signore». Tutta la vita della nostra cara sorella Giulia è stato un pellegrinaggio, un pellegrinaggio della fede. E ora, con il Salmo, possiamo dire che i piedi di Giulia finalmente si sono fermati alla porta del paradiso. Il Signore le apra questa porta. E cosa chiede Giulia per tutti noi? Per i miei fratelli, per i miei amici io dico «Su di te sia pace!». La pace che viene dal Signore, perché solo il Signore può toccare i nostri cuori, può cambiare i nostri pensieri di violenza, di malvagità in pensieri di pace, di amore, così come la nostra cara sorella Giulia ci ha insegnato a vivere.
Nel Vangelo siamo stati riportati alla domenica della Risurrezione: «in quello stesso giorno». Mentre iniziano le tenebre della sera, Gesù cammina con i due discepoli di Èmmaus. Ciò che a noi appare come tenebra, la morte appunto di una giovane mamma, figlia, sposa, in realtà è incontro con il Signore risorto. I discepoli di Emmaus incontrano Gesù e il loro cuore ardeva nel petto, così il cuore di Giulia che traboccava attraverso le parole dell’amore di Dio sperimentato nella sua vita.
Nella locanda, i due riconoscono Gesù risorto allo spezzare del pane, nell’Eucaristia, così la nostra cara sorella Giulia si è nutrita di Gesù Eucaristia, con la sua vita ci ha detto quanto i discepoli di Emmaus ascoltano dagli apostoli ritornando a Gerusalemme: «Davvero il Signore è risorto!». Il sorriso di Giulia, la fede di Giulia è testimonianza del Signore risorto.
Infine entriamo nella solennità della Santissima Trinità. Tutti noi conosciamo la Trinità di Rublëv, come l’ha dipinta il monaco russo: tre angeli, figura del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo attorno a un banchetto, attorno all’Eucaristia, e c’è un posto vuoto per chi guarda questa icona. Ora che siamo già nei primi Vespri di questa solennità, mi piace pensare che Giulia occupi quel posto davanti alla Santissima Trinità e può ringraziare, rendere lode al Signore per il dono della vita, e pregare anzitutto per voi suoi cari, per la famiglia che porta senz’altro nel cuore e per tutti noi.
Alla fine della liturgia, per accompagnare l’uscita della salma dalla chiesa, canteremo Vergine bella e santa, perché Maria prenda per mano Giulia e la conduca al suo figlio Gesù risorto. La Madonna, che invochiamo come bella, santa, consolatrice, porti consolazione ai nostri cuori. La fede sostenga i nostri cuori, anche se piangono per il dolore, come il cuore di Gesù, che pianse per la morte dell’amico Lazzaro (cfr Giovanni 11,35). Pregheremo, canteremo mentre Giulia lascerà questa chiesa, e quindi non applaudiremo, perché non hanno senso gli applausi nelle esequie, non si applaude la morte, il dolore si vive con compostezza senza sguaiataggini. Maria ai piedi della croce del Figlio morto non applaude, così anche noi discepoli del Signore risorto, pur sapendo che la nostra cara sorella Giulia è nel cuore del Signore, nella gioia e nella pace, rispettiamo il dolore dei suoi cari e viviamo con sobrietà e dignità questo momento affidando Giulia alla bontà infinita del Signore risorto.
Un’ultima immagine, quella delle mani di Dio, ci può aiutare a comprendere che Giulia, così come tutti i nostri fratelli e sorelle defunti, è nelle mani di Dio, questo ha detto Gesù: «Nessuno le rapirà dalla mia mano» (Giovanni 10,28). I nostri cari defunti sono custoditi nell’amore del Signore, sono nella sua mano, così come ciascuno di noi è nelle mani di Dio. In un inno bellissimo sant’Efrem parla di una perla tenuta in mano e prega: “Guardando questa perla, Signore, scopro la sua bellezza, ma sei Tu la bellezza; scopro la sua purezza, ma sei Tu il Santo e scopro la sua perfezione, ma sei Tu la perfezione”. La nostra cara sorella Giulia, in nostri cari defunti sono nelle mani di Dio come una perla, bella, santa, perché Dio è bello e santo. Il Signore ci aiuti a pregare sempre per i nostri cari e soprattutto a imitarne le virtù. La nostra sorella Giulia sia nelle mani di Dio una perla che risplende di quell’amore del Signore che ha sempre ricevuto e trasmesso a tutti noi suoi cari.
Giulia ci preceda nel paradiso, questo osiamo sperare sulla parola del Signore.
* * *
Intervista a Giulia Cuzzocrea nella trasmissione Romanzo Familiare di TV 2000 (26 ottobre 2012), clicca qui per vederla.