Con l’AC… pellegrini a Gerace

L’Azione Cattolica della parrocchia di San Bruno ha organizzato un pellegrinaggio a Gerace per concludere l’anno associativo con la preghiera e la gioia della fraternità. Gerace è una cittadina in provincia di Reggio Calabria a 500 s.l.m. con poco più di 3.000 abitanti, la sua storia l’ha resa nobile ed austera, padrona e guardiana di un vasto territorio. La leggenda vuole che a guidare i profughi di “Locri Epizephiri” ai piedi dell’alta e solitaria rupe fosse stato uno sparviero, che in greco è “Hiérax” da cui il nome di Gerace.

Sabato 9 giugno, di buon mattino, siamo partiti con il Pullman Granturismo dell’ATAM alla volta di Gerace. Lungo il viaggio, don Angelo, il nostro parroco, ha guidato la preghiera delle Lodi mattutine. Dopo la sosta in autogrill, la sig.ra Maria Pia Adore, guida turistica che ci ha accompagnato con maestria per tutto il viaggio, ci ha illustrato la gloriosa storia della Città di Gerace e ci ha anticipato le caratteristiche dei luoghi che avremmo visitato.

Giunti puntualmente a Gerace, con un trenino siamo saliti al centro storico per dirigerci, percorrendo delle viuzze strette e suggestive, verso la Cattedrale dedicata a S. Maria Assunta e consacrata la prima volta nel 1045 e poi nel 1222 probabilmente alla presenza di Federico II di Svevia. La Cattedrale è tra le più grandi e importanti chiese della Calabria e conserva le linee pure delle cattedrali normanne anche con impianto bizantino. Qui, nell’incantevole Cappella del SS. Sacramento, del 1431, ai piedi del grande tabernacolo a forma di tempio, del ‘500, abbiamo celebrato l’Eucaristia nella memoria del Cuore Immacolato di Maria.

Nell’omelia, don Angelo si è soffermato sulla bellezza del cuore senza macchia di Maria, cuore “rivestito delle vesti della salvezza” (Isaia 61,10-11), cuore che “esulta nel Signore, mio salvatore” (1 Samuele 2,1.4-8) e infine cuore che crede e custodisce nell’amore (Luca 2,41-51). Commentando il vangelo dello smarrimento e del ritrovamento nel tempio, don Angelo ha sottolineato che s. Luca scrive che Gesù non era “nella comitiva”, quasi a dirci che Gesù non è mai riconducibile a conformismi, mode, uniformismi ma è sempre un assoluto, originalissimo che attrae a sé i nostri cuori. Gesù è nel tempio, non altrove, è lì nella casa del Padre suo per ricordarci che lì possiamo incontrarlo, nella preghiera filiale, nell’ascolto della Parola e nella concordia della fraternità. Come Maria siamo chiamati a custodire la Parola e a lasciarci custodire dalla Parola.

Dopo la S. Messa, ci siamo fermati in Cattedrale per ammirarla in tutta la sua bellezza, soffermandoci in particolare sul rilievo raffigurante l’Incredulità di S. Tommaso risalente al 1547. Siamo poi scesi nella Cripta, nucleo più antico della cattedrale, dell’VIII secolo con pianta a croce greca e sostenuta da 26 colonne provenienti da ville romane e templi greci. La visita è proseguita nel Museo diocesano, dove sono custodite le maggiori opere sacre della Cattedrale e di altre chiese di Gerace. Il pezzo più antico è la piccola Croce Reliquiario proveniente da Gerusalemme e probabilmente del XII secolo. Prima di uscire dalla Cripta, nella cappella della Madonna dell’Itria, piccolo ambiente del 1261, ci siamo raccolti in preghiera per l’Angelus.

Ci siamo poi spostati alla Piazza delle Tre Chiese, dove, oltre all’ottocentesca chiesa del Sacro Cuore, con un meraviglioso pavimento in maiolica, c’è la chiesa di S. Giovannello, un piccolo edificio che risale al X-XI secolo e la Chiesa di S. Francesco. Lungo il tragitto abbiamo scorto in un piccolo locale una tessitrice al telaio che con mani sapienti e occhi attenti realizzava tessuti seguendo antiche abilità e conoscenze.

Giunti alla Chiesa di S. Francesco, che risale al 1252, abbiamo ammirato le sue linee neogotiche e il portale con decorazioni arabo-normanne. Un tempo parte di un convento francescano, rimasto danneggiato dal terremoto del 1783 e in seguito adibito a carcere, la chiesa al suo interno ha un maestoso altare barocco, del 1644, con marmi policromi finemente intarsiati, tanto da giungere a raffigurare un passerotto con un insetto nel becco. Dietro l’altare c’è il sarcofago di Nicola Ruffo, del 1372.

Usciti dalla chiesa, ci siamo diritti al Ristorante “A Squella” per gustarci il pranzo, caratterizzato dai tipici sapori e profumi calabresi, e vivere la gioia dello stare insieme in cordiale armonia, tra la premurosa accoglienza dei ristoratori e la possibilità di conoscersi maggiormente tra un manicaretto e l’altro.

Rilassati e saziati, abbiamo ripreso la visita del Borgo antico di Gerace giungendo in un negozio, ricco di prodotti tipici con annessa degustazione di sorbetto al bergamotto da tutti apprezzato e gustato. Attraversando le innumerevoli viuzze, abbiamo contemplato le diverse peculiarità degli edifici e delle porte del borgo, per poi riprendere il trenino, che ci ha riportato al parcheggio, non prima di averci fatto contemplare la Città di Gerace nella sua interezza.

Dopo l’ultima sosta, necessaria per l’acquisto di ricordini e prelibatezze locali, siamo ripartiti alla volta di Reggio con il pullman. Durante il viaggio di ritorno abbiamo pregato i Vespri, guidati sempre dal nostro caro d. Angelo, ringraziando il Signore per averci custodito nel corso del pellegrinaggio e per aver donato ai 55 partecipanti un’occasione per crescere nella fede e nell’amicizia.

Giunti puntualmente in parrocchia, dopo i saluti, gli abbracci, i sorrisi siamo tornati a casa con gioia e lieti di aver vissuto una giornata stupenda e ricca di emozioni.


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