La Novena e la Festa 2024 sono state caratterizzate dalla preziosissima e unica nel suo genere visita alla nostra parrocchia di dom Ignazio Iannizzotto, priore della Certosa di Serra San Bruno, a cui diamo ampio spazio di seguito qui, nel racconto del 2 ottobre. Ecco come abbiamo vissuto la Novena e la Festa giorno per giorno con un ricco programma:
Venerdì 27 settembre – Con san Bruno, uomo di gioia
Anche quest’anno il Signore ci ha concesso di iniziare la Novena di san Bruno, onorando la sua reliquia, donata dalla Certosa di Serra San Bruno al caro don Mario Manca nel 1991 e che il nostro parroco don Angelo Casile ha esposto sull’altare per contemplare san Bruno, uomo che vive nella gioia.
La celebrazione eucaristica è stata presieduta da don Vincenzo Pace, amm. parr. di Santa Maria Regina della Pace in San Leo di Pellaro, cappellano all’Ospedale di Melito Porto Salvo e figlio carissimo della nostra comunità che ci ha aiutato a riflettere sul tempo. Diamo diventati schiavi del tempo, non abbiamo mai tempo per fare le cose importanti; il Qoelet oggi ci dice che c’è un tempo per tutto, c’è un tempo per demolire, uno per costruire, uno per piangere, uno per ridere… ma ci verrebbe da chiedere: c’è un tempo per Dio in questa nostra vita? Abbiamo il tempo per vivere l’Eucaristia in maniera viva? Riflettendo sul vangelo e sostituendoci per un attimo a Pietro, sentiamoci chiedere da Gesù: Io per te chi sono? Perché sei venuto qui? Solo per partecipare a un bell’evento parrocchiale o perché hai interesse di incontrarlo? Vogliamo cercare di conoscere Gesù, facendoci aiutare dall’esempio dei suoi santi. San Vincenzo de Paoli vede il volto di Cristo nei poveri, negli ammalati e comprende che servendo loro serve Cristo. San Bruno cerca il Signore nella contemplazione della preghiera e lontano dalla gloria effimera del mondo. San Bruno, san Vincenzo de Paoli, san Pietro ci invitano ad imitarli, perché possiamo proclamare con la vita: «Tu sei il Cristo, il figlio di Dio».
A sera, nel nostro bel teatro abbiamo visto il primo documentario su san Bruno che ci ha aiutato a conoscere di più nostro santo Patrono, la Certosa, i Certosini. Impossibile descrivere le sensazioni provate durante la proiezione del docu-film veramente curatissimo, con un testo profondamente pensato che fa emergere la grandezza dell’uomo che sceglie Dio, abbandona tutto e in Dio ritrova tutta l’umanità.
Subito dopo abbiamo con gioia condiviso panini e, più che altro, amicizia, stare insieme per discutere tra noi anche delle meravigliose sensazioni che il film ci ha donato.
Sabato 28 settembre – Con san Bruno scegliamo Dio al di sopra di tutto
Sul piazzale antistante la nostra Chiesa tantissimi ragazzi e ragazze, assistiti con amore da catechiste ed educatori dell’ACR, si sono divertiti giocando insieme ai Pagliacci Clandestini.
Nella Novena, abbiamo guardato a san Bruno che, lasciando gli onori del mondo, anche se onori ecclesiastici, ha scelto di stare solo con Dio, mettendo Dio al di sopra di tutto.
Nella Messa, abbiamo accolto mons. Salvatore Santoro, parroco del Sacro Cuore di Gesù, Assistente diocesano dell’Azione Cattolica e Delegato arcivescovile per la Scuola paolina, che ha ringraziato don Angelo che gli ha permesso di partecipare alla gioia della comunità. Don Sasà ci ha offerto una bella chiave di lettura dell’impegnativo vangelo di oggi: noi siamo stati creati, tutti, per essere felici, la gioia del Signore è vederci felici ed il modo migliore che abbiamo per essere felici e farlo felice è fare felici gli altri. Ma come cerchiamo questa felicità? Ciò che ci mette insieme e ci fa fratelli, è l’appartenenza al Padre, che nel Figlio Gesù ci dona la vita e la gioia nella fede. San Bruno direbbe la gioia di aver trovato il Bene, o Bonitas, o Bontà, o Bellezza. Stasera il Signore ci dice: “Ma tu che vuoi fare le cose per-bene, tu che vuoi il ben-essere, il Bene lo conosci?”. Puoi stare bene se non conosci il Bene? Dio! Che è il centro attorno al quale ruota tutta la tua vita. Signore ti chiediamo due grazie: la prima, fa che il nostro cuore non si chiuda nell’egoismo di chi vuole tutto per sé e pensa di poter addirittura sequestrare Dio. Seconda grazia che chiediamo: Signore aiutaci a credere fino in fondo che al tuo cuore può avere accesso chiunque, tutti.
In teatro, abbiamo assistito a “Note in sintonia”, un magnifico concerto per duo di fisarmoniche di Chiara e Giuditta Arena, due straordinarie gemelle undicenni, che con le loro fisarmoniche ci hanno regalato emozioni veramente straordinarie di musica traboccante nei nostri cuori.
Domenica 29 settembre – Con san Bruno proclamiamo la bontà di Dio
Nella Messa delle 10:00, ricca della presenza dei più piccoli, don Angelo Casile, il nostro parroco, ha presentato la reliquia di San Bruno, esposta sull’altare, che custodiamo con grande onore e ha illustrato il parallelismo tra la prima lettura e il vangelo, facendo notare che sia al tempo di Mosè e sia a quello di Gesù, c’erano persone capaci di profetizzare, anche se non erano con Mosè o con Gesù, suscitando la gelosia dei discepoli, che non capivano che lo Spirito è dono di Dio e non è a disposizione di alcuno, è il Signore che decide a chi donare il suo Spirito. Lo spirito di Dio è dono per tutta l’umanità, chi lo accoglie nel nome di Gesù fa parte della famiglia più ampia di Gesù. Quando Gesù dice se la tua mano, il tuo piede, il tuo occhio, sono motivo di scandalo, cioè ti impediscono di camminare, di vivere, di scegliere il bene, la tua vita non vale nulla, devi tagliare tutto ciò che ti impedisce di vivere secondo il Signore. Verso dove è orientato il tuo cuore? Verso il Signore? L’ultima parola forte ce l’ha regalata san Giacomo: il salario del lavoratore che non viene pagato grida agli orecchi del Signore. Pensiamo a quanti lavoratori in nero, anche nella nostra città, non retribuiti bene, secondo la giustizia umana, ma ancora di più secondo la giustizia di Dio.
La liturgia delle 11:30 è stata presieduta dal caro p. Pietro Ammendola, parroco di Santa Maria Madre della Consolazione, la Basilica dell’Eremo, Assistente dei Gruppi di preghiera di Padre Pio, che ha sottolineato la bellezza della comunione tra le comunità limitrofe. Commentando l’esclamazione di Mosè: “magari tutti nel popolo di Israele fossero profeti”, ha evidenziato come san Bruno è stato un profeta suo tempo. Essere profeti, significa essere attenti alla voce di Dio e annunciare con forza la sua Parola. Gesù nel vangelo ci mette davanti ad atteggiamenti concreti e radicali. Le mani, i piedi, gli occhi, indicano la conoscenza, l’agire, l’andare. Per cui Gesù non dice di tagliare materialmente, ma ci invita a indirizzare la nostra vita a Dio. Se qualcosa non è secondo la sua volontà, è meglio non farla, taglia, elimina ciò che non ti porta verso Dio. Così san Bruno ha abbandonato tutto per ritrovare la presenza del Signore, nella solitudine dell’eremo. Preghiamo il Signore per essere docili all’azione dello Spirito Santo e la Parola possa essere viva ed efficace nei nostri cuori.
Nella Novena, abbiamo contemplato la bontà di Dio: Dio ci ha amato per primo, Dio ci ama sempre, Dio ama tutti, Dio vuole la nostra felicità. “O Bonitas”, esclamava sempre san Bruno, come ci ricorda la scritta sull’abside. Possa la Bontà di Dio essere scritta per sempre nei nostri cuori.
Nell’Eucaristia delle 18.30, don Davide Tauro, il nostro carissimo viceparroco, nonché amministratore parrocchiale della vicina parrocchia di san Nicola di Bari a Vito, ha evidenziato come in questa domenica Gesù indichi la via del servizio come via di salvezza e come sia la vera grandezza dell’uomo. Le parole forti di Gesù, sul suo essere consegnato, soffrire, morire e poi risorgere, entrano nel cuore dei discepoli che lo seguivano, ma erano difficili da accettare, perché tutti attendevano un Dio vittorioso, un Dio glorioso e forte. Il bene non appartiene a una cerchia esclusiva, ristretta di persone. Il bene non si può possedere, non si può possedere Gesù e la sua grandezza. Il bene appartiene a Dio, anzi Dio è Bontà. Lui è solo Bene e mette nel cuore di ogni uomo con il dono dello Spirito la possibilità di compiere il bene. Affidandoci alla intercessione di san Bruno, impariamo anche noi a proclamare: «O Bonitas. Tu Signore sei il sommo Bene».
In serata, nel teatro, ci siamo rinfrancati nello spirito con la commedia “Ora facimu festa” dei nostri amici del Blu Sky Cabaret con la regia di Caterina Borrello. Nella splendida commedia, all’interno di una sacrestia, si sono susseguiti incontri e colpi di scena attorno al nuovo parroco impegnato ad organizzare la festa patronale.
Lunedì 30 settembre – Con san Bruno viviamo la centralità di Gesù Cristo
Siamo stati guidati da san Paolo che, per guadagnare Cristo, ha lasciato tutte le cose considerandole spazzatura. Anche san Bruno ha lasciato tutto per scegliere l’infinito amore di Dio che si è manifestato in Gesù: un amore gratuito, infinito, incessante e fedele.
Con la Messa di stasera potremmo dire di avere innalzato un ponte di fede, di speranza e di amore sullo Stretto accogliendo don Sergio Siracusano, parroco della Sacra Famiglia in Contesse di Messina. Don Sergio ha condiviso con don Angelo la passione per la pastorale sociale, l’attenzione della Chiesa verso il mondo che lavora, che soffre, per far sì che il vangelo diventi concretezza. Nell’omelia, don Sergio ci definiti una Certosa nella città, evidenziando il compito grande della nostra parrocchia vivere lo spirito contemplativo di san Bruno nella nostra città. Giobbe dinanzi a tutte le sofferenze e tragedie ha esclamato: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore”. Questa espressione ci richiama la povertà, l’essere figli di Dio, semplici strumenti nelle sue mani, senza pretendere nulla e ci ricorda che dobbiamo sempre ringraziarlo e saper vivere l’esperienza cristiana, lì dove siamo, abitando quest’ora, questo territorio. Nel vangelo di oggi Gesù presenta un bambino e ci invita ad essere semplici e fiduciosi come i bambini, mentre i discepoli tra loro discutevano chi fosse il più grande, Gesù invece parla di croce, di dono, di servizio e di amore. Il Signore ci aiuti, per intercessione di san Bruno e di san Girolamo, a vivere nell’essenzialità, radicati nella preghiera e nell’ascolto della sua Parola e con una vita da testimoni concreti, autentici, credibili e credenti.
Martedì 1° ottobre – Con san Bruno proclamiamo la sapienza della Croce
Affidandoci a san Bruno abbiamo contemplato la croce. San Bruno sceglie Gesù Cristo crocifisso, che ci ha salvati attraverso l’umile sofferenza sulla croce. Gesù, liberamente, si offre per la salvezza di tutti.
Stasera è tornato a celebrare con noi don Antonino Ventura, protopapa di Santa Maria Cattolica dei Greci. Nell’omelia, don Antonino ha sottolineato la scelta decisa di Gesù di camminare verso Gerusalemme per compiere la testimonianza suprema del suo amore, donando la sua vita per noi e insegnandoci a servire per amore. Con san Bruno, con santa Teresina possiamo cercare di capire se effettivamente siamo decisi, come Gesù, come i santi, su questo cammino di santità, oppure tentenniamo, zoppichiamo un poco, a fatica su questa via, tante volte infatti siamo tiepidi, non siamo decisi, non siamo pieni del fuoco dell’amore, non ardiamo dell’amore di Dio. San Bruno e santa Teresina hanno vissuto la sapienza della croce mostrando decisione, convinzione nel seguire il Signore. San Bruno ha capito che vale la pena considerare tutto spazzatura, ma tenere quella perla preziosa, quel tesoro prezioso che è il Signore. Santa Teresa di Gesù Bambino ha capito che il carisma più grande di tutti è amare, offrire la propria preghiera per tutti.
Ci aiuti il Signore per l’intercessione dei santi, ha essere sapienti nelle scelte e amare sull’esempio di Gesù.
Mercoledì 2 ottobre – Con san Bruno percorriamo la via dell’amore
Oggi abbiamo vissuto un evento straordinario: dom Ignazio Iannizzotto, priore della Certosa di Serra San Bruno, ha visitato la nostra parrocchia! Visibilmente commosso e gioioso, don Angelo Casile ha accolto a nome di tutti noi il Priore:
«Benvenuto p. Ignazio tra le mura, o meglio tra i cuori, della chiesa, della prima parrocchia al mondo dedicata a san Bruno. Siamo profondamente emozionati e onorati di averla qui e vogliamo accoglierla nel nome del Signore, quale successore del nostro celeste patrono nella guida della Certosa di santo Stefano in Serra san Bruno. Saluto il caro don Bruno La Rizza, rettore del santuario di s. Maria del Bosco, e gli amici Marco, Lucia e Sara. In lei, caro p. Ignazio, vediamo san Bruno presente nella sua parrocchia, in mezzo al suo popolo. Questa chiesa parla di san Bruno, è stata costruita dal caro don Mario Manca per un antichissimo voto, come è inciso sulla sommità della facciata (Ex veteri voto divo Brunoni dicatum), su un terreno donato alla parrocchia dalla famiglia Giuffrè, legata al grande conte Ruggero di Altavilla. Su questo terreno, conosciuto come Commenda San Bruno, su questa chiesa, che custodisce tante memorie (reliquie, statue e quadri) del nostro santo Patrono, eleviamo al Signore il nostro grazie, la nostra preghiera per lei e con lei».
P. Ignazio ci ha regalato dei pensieri stupendi nell’omelia, che riportiamo in sintesi:
«Carissime sorelle, carissimi fratelli, grazie per l’accoglienza. Ringrazio il caro don Angelo, a cui faccio gli auguri per il suo onomastico. Questo di oggi, è per me è un po’ un pellegrinaggio che ho voluto fare qui. È un po’ inconsueto, devo dire, che un monaco di clausura si muova, lasci il suo monastero, lasci la sua terra, per muoversi, ma qui c’è san Bruno, qui mi sento a casa, non penso di aver violato troppo la clausura, sento la presenza del nostro padre san Bruno e la nostra comunità questa sera è con voi, gli ho detto di questo mio pellegrinaggio e pregano, hanno pregato i vespri per voi e sono insieme a voi; siamo figli di san Bruno, noi per avere scelto di seguirlo nella vita monastica e voi per la vostra devozione, quindi figli dello stesso padre siamo fratelli e sorelle.
Ho visto che nel vostro programma avete messo una frase di San Bruno per me importantissima: “Dio dona ai suoi figli la pace che il mondo ignora, e la gioia nello Spirito Santo”. Questa frase è nella nostra Regola, discende direttamente dalla spiritualità di san Bruno, ed è stata inserita nella Regola certosina poiché definisce esattamente il nostro quadro di vita, il fine della nostra scelta, ciò che ci chiama è il Signore, ma anche la grazia che il Signore ci dà nel nostro cammino. È una frase molto strana, la pace che il mondo ignora. Oggi sarebbe facile dire che il mondo ignora la pace, perché viviamo in tempi di conflitti, di fraintendimenti sulla pace, ma questa frase risale ai tempi di san Bruno, questa frase è stata presente nella nostra regola anche in tempi cosiddetti di pace o meglio di assenza di conflitti.
Cosa vuol dire esattamente la pace che il mondo ignora? È un’altra concezione della pace rispetto a quella che ha il mondo. San Bruno è uomo di pace, in un periodo probabilmente dove c’erano più conflitti di oggi, durante tutta la sua vita. Era un uomo di pace, ma cosa vuol dire esattamente? Aveva la pace del cuore! Quella che, dice il Signore, nessuno vi potrà mai togliere. Raggiunta la pace del cuore, la pacificazione di se stessi, nessuno potrà toglierla, nessun conflitto, e questi sono i veri operatori di pace, quelli che anzitutto lavorano sul proprio cuore per mantenerlo in pace. Il lavoro sulla pace è soprattutto interiore, di educazione interiore, ed è ciò che ha fatto san Bruno.
San Bruno si è mosso in Europa portando sempre la pace col suo cuore in pace, era un uomo che annunciava la pace del cuore. E la gioia nello Spirito Santo che cos’è? San Bruno era uomo gioioso, dal volto sempre lieto. Forse conoscete che la fonte migliore sulla vita di san Bruno sono i titoli funebri. Quando lui morì, dalla Certosa di Serra San Bruno partì un rolligero a cavallo con un rotolo e andò in tutti i posti che conosceva e in ciascuna abbazia, monastero, cattedrale scrivevano una frase su di lui, in commemorazione. La maggior parte delle frasi dice che era un uomo gioioso. Attenzione: gioia, non un uomo allegro, un uomo gioioso. La gioia è un concetto teologico importantissimo, era un uomo capace di quella gioia che lui stesso definisce nello Spirito Santo.
Quando pensiamo alla gioia, pensiamo a qualcosa che ci fa molto piacere, qualcosa di bello, qualcosa di buono, qualcosa che ho accanto, tutto ciò che ho desiderato si realizza, tutto ciò che amo l’ho vicino, questa è l’idea di gioia. Ma fin quando la gioia si attaccherà a qualcosa che perisce, anche la gioia è destinata a perire. Quando impareremo a guardare oltre i doni del Signore, per i quali sempre dobbiamo ringraziare, ecco che vivremo la gioia dello Spirito Santo, che è la gioia che si attacca a ciò che è imperituro, a ciò che è eterno. Il Donatore è colui che rimane, non il suo dono. La gioia dello Spirito Santo è la gioia che rimane e nessuno ve la potrà togliere, dice il vangelo, nessuno, nessun conflitto, nessuna contrarietà, nessuna malattia. Sì, gli uomini possono darci sofferenza, ma non possono toglierci la vera gioia nello Spirito Santo.
È questo uno dei punti fondamentali della spiritualità di san Bruno “la pace che il mondo ignora”. Il mondo ignora che per fare pace, bisogna educare i nostri cuori, il mio cuore. Se io sto parlando di pace, il mio cuore va educato e la gioia vera è quella che nessuno potrà mai togliere. San Bruno era un uomo di pace, un uomo di gioia.
La famosa frase “O Bonitas!” è molto interessante ed è la più citata di san Bruno. Egli diceva sempre “O Bonitas!”, che nel latino medievale equivale al nostro “Che bellezza!”. Che bellezza è questo il termine esatto che esprime lo stupore di fronte alla bellezza di ogni cosa, poiché tutto scaturisce dalla bontà del Signore, e questo è lo straordinario ottimismo del santo, la fiducia che tutto è sotto lo sguardo del Signore.
O Bonitas! Sempre col punto esclamativo. Bene, questa frase non esiste in nessun documento storico, ma la tradizione è costante nel riferirla. San Bruno diceva così, ma non abbiamo nessun testo di san Bruno che lo dice, ciò vuol dire che era talmente comune nel suo quotidiano, che non l’ha mai scritta. Mai scritta, ma tutti lo riferiscono, questo significa che era veramente lui, che, come io oggi qui posso dire: “Che bellezza!”; qualsiasi cosa vedeva, diceva: “O Bonitas!”.
Che gioia, che dono per noi certosini sapere che qui, nella parrocchia di San Bruno, c’è tutto questo amore per il nostro padre. In genere quando andiamo nel mondo, nelle varie certose san Bruno è sconosciuto, ma qui veramente lui ha una famiglia straordinaria. Vi ringrazio veramente di questa ospitalità. Per me è molto molto importante portare in Certosa i vostri saluti e soprattutto la vostra preghiera. Il monachesimo prega per tutti, i monaci pregano per tutti, ma abbiamo bisogno anche di preghiere, di sostegno. Il Signore mantenga questo luogo dove san Bruno è stato, dove i suoi figli continuano, nel silenzio, nella preghiera a san Bruno. Grazie di cuore».
Alla fine della celebrazione, don Angelo ha ringraziato il Priore e gli ha offerto dei doni:
«Ancora grazie p. Ignazio, pensavo, mentre lei teneva l’omelia, che la Bonitas è incisa sull’abside di questa chiesa, ma anche nell’antico confessionale, perché la bontà di Dio è anche la sua misericordia, il suo perdono. Possa essere incisa anche nei nostri cuori, secondo l’amore del Signore.
Le devo porgere, come vicario generale moderatore della curia, il saluto del nostro arcivescovo Fortunato, impegnato nell’ingresso di un parroco. In ricordo di questa sua presenza straordinaria le offriamo anzitutto il nostro giornale “Il Platano”, porta il nome dell’albero ormai plurisecolare che ci accompagna. Ai piedi di questo platano si custodisce la memoria della presenza di san Bruno in questa terra reggina. Ogni anno questo piccolo giornalino racchiude la vita, i momenti più belli, possiamo dire la bonitas di questa comunità, la bellezza di questa comunità.
Siamo consapevoli che celebrate con il messale certosino, tuttavia all’ingresso della Certosa, nella chiesetta aperta al pubblico sarà possibile usare questo Messale Romano che vi omaggiamo, perché ci sentiamo custoditi dalla vostra preghiera e anche noi custodiamo, come possiamo, voi certosini nella preghiera.
Infine un altro dono. Ai piedi della croce vedete tre alberelli di ulivi bianchi della Vergine Maria, poiché dal verde maturano diventando bianchi e i monaci greci anticamente da queste olive estraevano l’olio per la lampada del Santissimo o per onorare le icone della Madonna poiché è un olio che non fa fumo, non ha la clorofilla che è verde, è un olio trasparente, bianco. Pensavamo appunto di regalarne uno alla Certosa, uno al nostro amico don Bruno, a cui poi darò la parola, perché sia piantato nell’eremo e un altro lo pianteremo anche noi, in ricordo di questo giorno e insieme raccoglieremo i frutti: i frutti della pace, i frutti della concordia, i frutti della preghiera. Grazie di cuore ancora a lei, p. Ignazio».
Anche don Bruno La Rizza ha voluto porgere il proprio saluto:
«Sono contento come voi, più di voi, che il p. Priore è venuto qui a san Bruno. Erano diversi anni che vi dicevo: “Vi porto la benedizione del p. Priore”. Oggi, ve la dà lui direttamente. Come Santuario vi abbiamo portato un piccolo omaggio, un cestino di confetti che il p. Priore adesso benedirà, perché ognuno di voi si possa portare i confetti a casa, donarli specialmente a qualche persona ammalata con la benedizione del p. Priore».
Infine, p. Ignazio ha ringraziato i presenti:
«Prima della benedizione, sono io a ringraziare, a ringraziare voi, i nostri due padri insieme che hanno favorito questo incontro, speriamo che non sia l’ultimo. Chi è stato a Serra durante la festa sa che i confetti vengono lanciati sul busto di san Bruno, protetto da una custodia, e poi vengono raccolti come segni di protezione del Santo. È un segno nuziale, molto forte tra la cittadinanza e il Santo. I serresi non hanno la possibilità, pur avendo il santuario, di avere la statua, l’immagine. Le reliquie sono sempre in clausura, due volte l’anno vengono esposte alla venerazione dei fedeli. Chi c’è stato, ha visto quale entusiasmo vive la popolazione nel vedere il santo. Questo segno nuziale molto forte, adesso viene offerto a voi per una nuzialità più estesa verso san Bruno.
Dopo la benedizione del p. Priore, i fedeli della parrocchia di San Bruno si sono stretti attorno al p. Priore per ringraziarlo ulteriormente e salutarlo affettuosamente.
Giovedì 3 ottobre – Con san Bruno amiamo tutti i fratelli
Abbiamo ammirato San Bruno, che rispondendo all’amore di Dio e lasciandosi guidare da lui, ci insegna ad amare tutti gli uomini e tutte le donne, tutto il mondo. Questo grande amore verso i fratelli lo abbiamo senz’altro percepito ieri durante la visita del priore, la sua pace, il suo modo di porgersi testimoniano chiaramente che i certosini sono chiusi al mondo per portare il mondo a Dio.
Don Antonio Bacciarelli, parroco del Santissimo Salvatore, vicario zonale di Reggio nord e vicario episcopale per la pastorale, ha presieduto l’Eucaristia ed evidenziato la vicinanza geografica e di cuore delle nostre parrocchie e la devozione della sua famiglia per san Bruno, di cui suo papà porta il nome. Nell’omelia ci ha fatto notare che è più facile comprendere la testimonianza di santa Teresa di Calcutta, di san Giuseppe Benedetto Cottolengo, cioè di santi che si sono spesi nel servizio caritativo degli altri, piuttosto che un santo come san Bruno, certosino, che pensiamo non abbia grandi contatti con il mondo esterno. E invece san Bruno, dedito completamente alla preghiera, porta il mondo intero a Dio. Nella preghiera, san Bruno presenta al Signore ogni cuore che ha bisogno e la sua preghiera diviene un gesto di amore ai fratelli, invocazione di grazia e perdono. Gesù, nel vangelo, lega profondamente due comandamenti: “Ascolta, Israele, il Signore è uno, amalo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le tue forze”, con “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Gesù pone Dio al di sopra di tutto e ci invita ad amare i fratelli per dimostrare la verità del nostro amare Dio. Anche san Giovanni ce lo ricorda: “Non possiamo dire di amare Dio che non vediamo, se non amiamo il fratello che vediamo” giorno per giorno. Gesù non aspetta che siamo buoni per amarci. Dovrebbe aspettare davvero tanto! Ma ci ama per renderci più buoni. Lasciamoci guidare da san Bruno, perché ci porti da Dio e ci abbagli con il suo amore e ci converta con il suo amore.
A sera, nel teatro, abbiamo assistito alla commedia “L’aria del continente”, presentata dalla compagnia teatrale San Paolo alla Rotonda con la regia di Giuseppe D’Agostino. Due ore di sana allegria guardando all’ostentata aria di modernità, che infine si rivela falsa ed è superata dal ritorno alle antiche tradizioni.
Venerdì 4 ottobre – Con san Bruno gustiamo la preghiera
Abbiamo contemplato san Bruno raccolto in preghiera che, con tutta la sua vita, ci insegna a pregare. La preghiera è l’abisso del nostro cuore che si immerge nell’abisso del cuore di Dio. Cristo, ci ricorda sant’Agostino, prega per noi, è pregato in noi e prega con noi.
Ha presieduto l’Eucaristia don Francesco Velonà, parroco di Santa Maria d’Itria in Rosalì e Cancelliere diocesano, che, ricordando di essere stato da noi novello presbitero sette anni fa, ha sottolineato quanto sia importante ritornare spesso all’origine, in cui tutto è partito, fare memoria di quei momenti in cui abbiamo detto il nostro sì con entusiasmo. Non dobbiamo mai dimenticare che non siamo soli, ma siamo parte della Chiesa, che è madre, ci accompagna e ci insegna a pregare nella liturgia. La preghiera è questione di amore. Un amore fatto di dialogo, di confronto a volte di lotta. Il Signore vuole che siamo perseveranti, vuole che recuperiamo la capacità di fermarci anche pochi minuti, per presentargli richieste, necessità e fatiche. Il Signore ci chiede di fermarci, di metterci cuore a cuore con lui, e dirgli le cose, anche con insistenza, come ci dice il vangelo: chiedete, insistete, non vi scoraggiate. Gesù ci invita: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro”. Questo è l’unico ristoro che ci rinfranca, che ci da quel riposo di cui abbiamo bisogno. San Francesco d’Assisi, aveva tanti progetti, la nobiltà, la ricchezza, ma poi il Signore ha fatto breccia nella sua vita e così san Francesco, nella preghiera, ha capito che quei progetti non gli garantivano nessuna gioia, nessuna felicità e ha scelto di seguire il Signore, per sempre. Continuiamo a camminare nella fede chiedendo al Signore la grazia di saper pregare, per essere rinfrancati, ristorati nella forza e nella speranza.
Nel teatro, siamo stati spettatori del “Concerto degli Studenti del Conservatorio” curato dalla Consulta degli Studenti del Conservatorio “Francesco Cilea” di Reggio Calabria. Un’esibizione musicale stupenda che ci ha fatto apprezzare i giovani talenti del nostro Conservatorio.
Sabato 5 ottobre – Con san Bruno lodiamo la Vergine Maria
Anche questo sabato, i più piccoli si sono ritrovati insieme per giocare e divertirsi, guidati dalle catechiste e dagli educatori di AC e AGESCI. Nella novena, abbiamo contemplato Maria Santissima, verso la quale san Bruno provò un immenso amore e la sua vita fu gioiosamente tesa a invocarla e a somigliare a lei. Il nostro santo protettore ci aiuti a somigliare a Maria.
Per l’impossibilità di p. Giuseppe Comito di essere presente, l’Eucaristia è stata celebrata dal nostro caro don Angelo Casile, con il quale ci siamo affidati al Signore guardando a Gesù che ci invita a vivere nella santità, nella donazione. Nell’omelia, il nostro parroco, ha sottolineato l’atteggiamento dello stupore, della meraviglia consegnatoci dalla lettera agli Ebrei. Stupore davanti a Gesù, glorificato prima nella sua morte e poi nella sua risurrezione, che ci ha resi fratelli e tutti figli dell’unico Padre. Nel vangelo, Gesù risponde ai farisei e dichiara che Mosè aveva permesso il ripudio per la durezza del cuore del popolo, ma all’inizio non era così. Possiamo così capire meglio uno dei testi più antichi del libro della Genesi: Dio è creatore di tutto l’universo e crea l’uomo e la donna per farli vivere nella comunione d’amore di un solo cuore. L’uomo e la donna sposati sono coniugi, dal termine “giogo”, con-giogo. Il giogo serve a una coppia per andare con lo stesso passo, altrimenti non si va avanti. Ecco la famiglia, ecco il matrimonio: andare l’uno allo stesso passo dell’altro, un cuore nell’altro cuore, per formare di due un unico cuore. Anche quanti vivono altre forme: la consacrazione religiosa, il presbiterato, il diaconato tutti viviamo questa sponsalità, tutti rispetto a Dio siamo sposa, Dio è l’unico Sposo. Gesù poi presenta un bambino e lo abbraccia per dirci che lui abbraccia tutta l’umanità. Sentiamoci abbracciati dal Signore!
La serata si è conclusa nel teatro, con “Gli intramontabili anni ’60 e ’70”, un bellissimo concerto de I Ragazzi degli anni ’60, che ci ha riportato indietro nel tempo con le canzoni notissime, cantate da tutti i presenti.
Domenica 6 ottobre – Lodiamo il Signore per il dono che è san Bruno per noi
La celebrazione delle 10:00 della festa di San Bruno è stata presieduta da don Roberto Aparo, da poco parroco di Ss. Giovanni Nepomuceno e Filippo Neri in Arangea, che ha ringraziato don Angelo per averlo paternamente accolto con la sua squisita vicinanza, delicatezza, sensibilità. Con don Roberto prendiamo consapevolezza che festeggiare i santi non può semplicemente ridursi a un vantarsi, a un gloriarsi. Piuttosto è bello capire e vedere come l’azione dello Spirito, quando lo lasciamo agire nella nostra vita, supera i confini del tempo, dello spazio e come da san Bruno possiamo attingere un po’ di olio per proseguire il nostro cammino, come ci dice oggi il Deuteronomio: ricordati di tutto il cammino che il Signore ti ha fatto percorrere. Se ripensiamo al percorso del nostro santo capiamo che ha saputo leggere i segni dello Spirito di Dio nella sua vita in uno spirito di obbedienza, pronto sempre a dire il suo sì al Signore e alle sue chiamate, uomo geniale per sapienza e cultura ha cercato il silenzio e la solitudine nella grande Certosa in Francia, ma poi chiamato ad essere collaboratore del papa, ha acconsentito perché capiva che in quel momento il suo stare accanto al papa era un bene per la Chiesa, finché non è approdato alla solitudine della nostra terra dove ha lasciato il segno indelebile del suo passaggio, della sua presenza. Il Signore ci chiede di fare memoria di ciò che lui ha fatto in noi e per noi è importante e a vivere una conversione profonda che fugga l’apparire e viva il silenzio, la preghiera, la santità sull’esempio di san Bruno.
Al termine dell’Eucaristia, don Roberto, con la reliquia di san Bruno, che custodiamo amorevolmente nella nostra chiesa, ha impartito la benedizione ai presenti e alle panelle di san Bruno, panini bianchi come il saio dei certosini in ricordo della carità che i certosini hanno nei confronti delle persone più povere.
Alle 11:30 ha presieduto l’Eucaristia mons. Vincenzo Pizzimenti, vicario episcopale dell’Ordinariato Militare per l’Italia, che assicura la presenza della Chiesa a quanti sono nel servizio della nostra patria e portano nel mondo pace, giustizia, uguaglianza e solidarietà. Mons. Pizzimenti ha esordito ricordando la grande gioia avuta da seminarista nel visitare la Certosa di Serra San Bruno. San Bruno è un grande santo che ha dato luminosità alla nostra terra calabra e ancora continua a emanare tanta luce e tanto profumo di santità e noi della parrocchia di San Bruno dobbiamo tenere viva questa luce e questa santità come doni per la nostra città. San Bruno abbandona il ruolo prestigioso di rettore dell’Università di Reims e si ritira come eremita nella Certosa in Francia, non da solo ma insieme ad altri sei compagni. Ecco la grandezza e l’intuizione di san Bruno: eremita, però sostenuto dalla preghiera degli altri, in una comunità. Aperto allo Spirito del Signore, san Bruno riesce a unire i cuori dei suoi fratelli, e oggi di tutti noi, per vivere la profondità del silenzio e la preghiera nella solitudine dell’incontro con Dio. Dobbiamo cercare di mettere ordine nella nostra vita, nelle nostre famiglie per vivere come san Bruno: attento, vigile, presente a se stesso, forte e mite. Siamo chiamati ad essere certosini della strada, cercando sempre Dio nel nostro cuore, nella nostra vita, allontanandoci da tutto ciò che è superfluo e portando Gesù ai fratelli e alle sorelle.
Alle 18:30, dopo la solenne preghiera di Affidamento a San Bruno, abbiamo accolto S.E. Mons. Vittorio Luigi Mondello, arcivescovo emerito di Reggio Calabria – Bova, che ha voluto farci dono della sua illuminante presenza rammentando che la nostra è l’unica parrocchia della diocesi a celebrare la Messa di san Bruno e non quella della domenica. L’Eucaristia è stata animata in modo sublime dal Coro della Divina Misericordia, guidato splendidamente dal M° Pierluigi Romeo.
L’Arcivescovo ci ha ricordato che san Bruno era stato nominato vescovo di Reggio Calabria. Quanto bene avrebbe fatto! Però non ha accettato, perché voleva rimanere nella sua certosa per pregare, per chiedere al Signore l’aiuto di farlo sempre capace di amare Dio sopra ogni cosa e di amare il prossimo. È un esempio meraviglioso che ci offre un insegnamento importante per considerare come noi possiamo imitare san Bruno oggi, nel nostro tempo, a distanza di mille anni. Alla luce del vangelo e dell’esempio di san Bruno possiamo evidenziare tre cose essenziali per il cristiano:
- Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi, ci dice Gesù. Il primo impegno per essere cristiani è vivere l’amore a Dio sopra ogni cosa, e al prossimo come noi stessi. È vero che ci troviamo in una situazione terribile di guerre, di lotte, di uccisioni di innocenti veramente catastrofiche, ma noi ci amiamo tra noi cristiani? O ci diciamo cristiani soltanto per nome e poi dimentichiamo di amarci vicendevolmente? È mai possibile che un cristiano vada a Messa la domenica e poi uscendo dal portone della chiesa cominci a trattar male gli altri? Ad odiare e a non amare nessuno? Non si è cristiani perché ci si dice tali, si è cristiani perché si ama Dio e il prossimo e questo è compito di tutti i cristiani.
- Il secondo modo per essere cristiani è vivere l’umiltà. Ancora oggi molti che si dicono cristiani cercano di prevalere sugli altri, di considerarli infimi per prevalere loro, per essere dominatori, per essere al di sopra degli altri. Questo non è del cristiano. Il cristiano può essere anche un intellettuale, può essere un capo di stato, qualsiasi cosa, però se non ama e se non è umile non può dirsi cristiano.
- Infine bisogna essere pronti al sacrificio. Pronti al sacrificio vuol dire che non dobbiamo lamentarci delle sofferenze. Cristo non si è lamentato, poteva non morire, ma ha accettato di morire per dare a noi questo esempio: esempio di umiltà, esempio di donazione, esempio di bontà, esempio da imitare con la vita. Non dobbiamo avere paura della sofferenza, ci dice Gesù, ma dobbiamo affidarci a lui che ci permette di superare anche le sofferenze, perché stando con lui noi avremo certamente la forza di affrontare le difficoltà della vita, con amore, con umiltà, con servizio, per il bene nostro e per il bene dei fratelli.
La giornata festiva si è conclusa nel nostro teatro, gremitissimo, con il concerto “De André… Un viaggio”, spettacolo musicale del quartetto Faber Quartet che ha riproposto i grandi successi del cantautore Fabrizio De Andrè.