Pellegrinaggio al Santuario del Sacro Cuore

Sabato 2 luglio, nell’annuale ricorrenza della Beata Vergine Maria, Madre della Divina Grazia, la Comunità parrocchiale di San Bruno, guidata dal parroco mons. Angelo Casile, si è recata in pellegrinaggio giubilare al Santuario del Sacro Cuore di Gesù del Monastero della Visitazione di Ortì in Reggio Calabria per vivere un’ulteriore tappa del Giubileo, accogliendo e annunciando la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, e per essere sempre più comunità viva, oasi di misericordia, volto visibile del suo Signore.

AbsideNella consapevolezza che il pellegrinaggio nell’Anno Santo è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza e che anche la misericordia è meta da raggiungere che richiede pazienza e preghiera, impegno e sacrificio, i pellegrini, circa centoventi, si sono radunati in chiesa per affidarsi al Signore, perché ci insegni a essere misericordiosi come il Padre celeste, e avviare il pellegrinaggio giubilare con la preghiera composta da papa Francesco per il Giubileo della Misericordia, anno di grazia del Signore perché la sua Chiesa possa portare con rinnovato entusiasmo il lieto messaggio del Vangelo a ogni uomo. Dopo la preghiera, con le auto e due pulmini, la comunità pellegrina è giunta al Santuario del Sacro Cuore, sostando ai piedi della Porta Santa prima di varcarla.

Sulla soglia della Porta, il parroco ha proclamato il lieto annuncio giubilare: Gesù di Nazareth con la sua parola con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio, fonte di gioia, di serenità e di salvezza; e ha invitato i pellegrini ad aprire il cuore alla speranza, nella certezza di essere amati per sempre, nonostante i peccati. Dopo il rito dell’aspersione con l’acqua benedetta in memoria del nostro Battesimo, i pellegrini in silenzio sono entrati nel santuario, attraversando la Porta, che è segno di Gesù, porta della salvezza e della misericordia, cuore aperto e trafitto per la nostra salvezza, esperienza viva dell’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza. Attraversata la Porta, i pellegrini si sono raccolti attorno all’Altare per proclamare con forza la propria fede, il Credo come ce lo hanno trasmesso gli Apostoli.

CelebrazioneSubito dopo, è iniziata la Celebrazione eucaristica presieduta da don Angelo e con la partecipazione di don Bruno Verduci, parroco della contigua parrocchia di s. Nicola di Vito, nella ricorrenza del 16° anniversario dell’ordinazione presbiterale. Nella Messa, lode a Dio per il dono di Maria, Madre della Misericordia, don Angelo ha invitato i presenti a rendere lode al Signore per i suoi doni a ciascuno di noi, ad affidarsi alla dolcezza dello sguardo di Maria, perché ci accompagni in questo Anno Santo nel riscoprire la gioia della tenerezza di Dio, e a ricambiare il dono della preghiera che la Comunità claustrale delle Visitandine offre al Signore per tutta la nostra Diocesi.

Don Bruno nell’omelia ha sviluppato i temi della Parola di Dio ascoltata (Ef 2,4-10; Sal 102; Lc 1,39-55), ha invitato l’assemblea a cogliere la presenza di Dio nella vita quotidiana e a sentirsi custoditi dal Sacro Cuore, raggiunti dall’amore di Dio che ci vuole rendere capaci di amare e perdonare. Di seguito riportiamo una sintesi:

«Abbiamo cantato l’Alleluia. Con questo Alleluia vogliamo esprimere con tutta la Chiesa la nostra gioia, la nostra esultanza per la Sua Misericordia. Con questo pellegrinaggio esprimete la vostra volontà di conversione, non solo come singoli, ma come comunità. Perché volete portare, costruire nel mondo la Sua Grazia. Per il battezzato la gioia è una potenza invisibile, profonda, difficile da esprimere… Possiamo dire è la carezza della Sua Misericordia.
Una carezza per me è la gioia di questo incontro. Perché ho la gioia di essere stato invitato oggi da don Angelo a concelebrare con lui. Dovete sapere che, quando sono entrato in seminario, per me lui è stato segno dell’accoglienza di Dio. Perché è stato lui, che allora era il vicerettore, ad accogliermi e ad accompagnarmi nel mio percorso. Se oggi sono sacerdote, lo devo anche a lui!
Altra grande carezza, quella di Maria. Oggi veneriamo Maria Madre della Grazia, che è Gesù! E 16 anni fa, come oggi, io ho celebrato la mia prima messa!
Altra carezza, la presenza di queste suore. Perché su questo monte la loro offerta di vita, la loro preghiera incessante, diventano dono di grazia per noi. Perché implorano proprio questo: la presenza di questa grazia nella nostra vita, nella nostra comunità, nella nostra famiglia.
E allora, cos’è questa gioia? Perché possiamo gioire? La gioia è la presenza di Cristo nella nostra vita. Certo, noi gioiamo quando ci accade una cosa bella, per le cose belle che nella vita viviamo… ma sentiamo che la nostra gioia non può dipendere dalle cose, dalle nostre circostanze. La nostra gioia è Gesù. Nel sacramento dell’altare, Gesù Cristo si rende presente e vuole entrare in noi… vuole vivere in noi. Dio, Uno e Trino, Padre e Figlio e Spirito santo, che vive in noi e ci fa sperimentare la gioia. Noi sappiamo che nel nostro essere più profondo, nel profondo del nostro cuore, le tre Persone continuano ad amarsi e a farci gioire.
Quando Maria varca la soglia della casa di Elisabetta, Giovanni, nel grembo di sua madre, prima ancora di poterlo vedere con gli occhi, già inizia ad esultare! Questa presenza trinitaria, nascosta, ma potentemente presente nel grembo di Maria, fa esplodere di gioia Giovanni, lo fa esultare! La Grazia non è un insieme di favori che Dio ci fa, ma la Grazia più grande è la Sua presenza. Non intorno a noi, ma in noi!
E tra poco, nella Comunione Eucaristica, continuerà a pulsare in noi. Ma non solo perché ciascuno di noi, comunicandosi, gusta ‘egoisticamente’ il sapore della Sua presenza. Ma perché Gesù ci mette in comunione gli uni con gli altri. Perché la nostra vita sia utile al Suo Regno. Dobbiamo darGli la piena libertà di ‘usarci’ per il Regno dei Cieli. Dobbiamo dirGli: “Signore, utilizzami per il Tuo Regno”…
Ogni volta che, nel sacramento della Riconciliazione, noi esprimiamo il nostro pentimento… La gioia è nel nostro ritorno a Dio, nella gioia dell’Amore trinitario. Questa è la caratteristica della cattolicità: un Amore Trinitario… 
La seconda caratteristica della gioia è la novità. C’è una gioia sempre nuova. E questo perché le tre Persone si comunicano continuamente in noi. Questo Dio che ci rende gioiosi ci invita a sperimentare il silenzio, la preghiera, la gioia del dono.
In un certo senso, noi dobbiamo ‘ammalarci’ di Dio. Il cristiano dovrebbe ‘morire di infarto’, perché gli scoppia il cuore per la novità della Sua Presenza! Invece tante volte siamo diventati razionali, vogliamo tenere tutto sotto controllo. Pensate invece a Maria: di fronte alla novità di Gesù che entrava nella sua vita e in tutto quello che poi è successo, fino alla morte in croce, e anche dopo, lei non ha mai avuto il problema di tenere tutto sotto controllo, lei si è fatta sempre sconvolgere la vita.
Vi auguro che l’esperienza del Giubileo non sia una gioia fugace, transitoria, ma una esperienza di Grazia, che faccia costruire, che comunichi il Signore nella nostra comunità. Che sentiamo di essere comunità sacerdotale, che canta con la vita l’Alleluia. Comunità che dice: “Vieni, Gesù, attraverso la nostra vita. Noi vogliamo essere infuocati, infiammati del tuo amore trinitario. Perché tutti possano sentire che il Signore è presente”».

CelebrazioneAlla fine della celebrazione, allietata dai canti dei presenti e da molti elementi del Coro della Divina Misericordia della parrocchia, a ognuno è stato offerto lo scapolare del Sacro Cuore di Gesù. Don Angelo ha ricordato ai presenti: «Essere di Cristo significa essere dentro il Cuore di Cristo! È permettere a Cristo di abitare nel nostro cuore». Lo scapolare è segno della nostra appartenenza al Suo amore misericordioso, impegno a vivere sempre di più nel cuore del Vangelo, attraverso la preghiera, l’ascolto della Parola e il compimento delle opere di misericordia corporale e spirituale.

Dopo la Messa, i fedeli sono rimasti nel Santuario in preghiera e raccoglimento e, molti di loro, si sono accostati al Sacramento della Riconciliazione. La Madre ha poi rivolto ai presenti un breve saluto, invitando ciascuno dei presenti a cogliere la grazia del Giubileo, sperimentando la forza della preghiera come affidamento a Dio, intercessione per i fratelli e riparazione del male commesso. Ecco le parole che ci ha rivolto:

«Prima di tutto devo fare una precisazione: io non sono la Madre Abbadessa, perché nel nostro ordine, nella semplicità, ogni Monastero ha solo una ‘Madre’. Che ogni tre anni cambia. Siamo una ‘comunità claustrale’, cioè ‘dedicata totalmente a Dio’. Questo significa ‘claustrale’, dedicata a Dio, per questo nello spazio del Monastero si vive il silenzio, come richiamo alla sacralità del luogo.
Il Monastero è un pezzo di cielo in terra, perché cerchiamo di vivere ciò che è scritto nel Padre Nostro: Sia santificato il tuo nome… Venga il tuo regno… Sia fatta la tua volontà… Dacci oggi il nostro pane quotidiano, ogni giorno il primo pane è l’Eucaristia e poi è il pane che ci guadagniamo con il sudore della fronte… Rimetti a noi i nostri debiti… E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male, poiché la vita è una lotta, soprattutto dal peccato…
Se noi pensiamo ai nostri dolori, la maggior parte ci vengono dalle relazioni. Una nostra regola dice: se una nostra sorella manca anche in una piccola cosa verso un’altra sorella, deve chiedere perdono. Perdono reciproco prima che tramonti il sole. Altrimenti non si può partecipare all’Eucaristia. Perché l’Eucaristia è essere uno in Cristo.
Sono in monastero da 21 anni e la mia esperienza è che chi si fida di Dio non resta deluso. Chi cammina con Lui, nella gioia, come nella sofferenza, non resta mai deluso. Una grande confidenza: Il Signore vuole essere coinvolto anche nelle nostre piccole sciocchezze, a Lui interessa tutto di noi!
Tante volte a noi si dice: “Beate voi che non avete pensieri!”. Non è questo il senso della nostra vita! Il senso della nostra vita è il senso della nostra chiamata. La nostra chiamata è intercedere sempre. Accogliere. Accogliere i singoli, i gruppi. Noi accogliamo sempre, con semplicità, nella discrezione. Con il Signore c’è la pace.
Io vi auguro – la nostra comunità vi augura – che questo essere qui, sia una tappa di questo cammino per una maggiore comunione tra voi, una comunione che si basa sull’accoglienza, sul perdono. Chi apre le porte alla Grazia non resta deluso: chi ha fatto questa esperienza la può trasmettere a tutti!
Vi ricordiamo nella preghiera. E vi chiediamo che anche voi preghiate per noi. Anche noi ne abbiamo bisogno!
Dio sia benedetto!».

AgapeConcluso il tempo della preghiera e della riflessione, la comunità si è raccolta per l’agape fraterna, ove ognuno ha condiviso con gli altri le vivande preparate per l’occasione. Nel clima cordiale e fraterno il pellegrinaggio è terminato con il rientro in parrocchia, lieti di aver permesso al Signore di donarci un momento di pace in Lui e gioia fra noi.


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