Avvento… incontro al Signore

Avvento… incontro al Signore

Nel tempo liturgico dell’Avvento (venuta) contempliamo la duplice venuta di Gesù Cristo, la prima nell’umiltà della natura umana e la seconda, alla fine dei tempi, nella gloria di Figlio di Dio, Giudice del tempo e della storia. Andiamo incontro al Signore che viene con le buone opere che suscita in noi. Riflettiamo insieme, aiutati da un testo di san Cirillo di Gerusalemme sulle due venute di Cristo.

Catechesi sull’Avvento di San Cirillo di Gerusalemme
«Noi annunziamo che Cristo verrà. Infatti non è unica la sua venuta, ma ve n’è una seconda, la quale sarà molto più gloriosa della precedente. La prima, infatti, ebbe il sigillo della sofferenza, l’altra porterà una corona di divina regalità. Si può affermare che quasi sempre nel nostro Signore Gesù Cristo ogni evento è duplice. Duplice è la generazione, una da Dio Padre, prima del tempo, e l’altra, la nascita umana, da una vergine nella pienezza dei tempi.
Due sono anche le sue discese nella storia. Una prima volta è venuto in modo oscuro e silenzioso, come la pioggia sul vello. Una seconda volta verrà nel futuro in splendore e chiarezza davanti agli occhi di tutti.
Nella sua prima venuta fu avvolto in fasce e posto in una stalla, nella seconda si vestirà di luce come di un manto. Nella prima accettò la croce senza rifiutare il disonore, nell’altra avanzerà scortato dalle schiere degli angeli e sarà pieno di gloria.
Perciò non limitiamoci a meditare solo la prima venuta, ma viviamo in attesa della seconda. E poiché nella prima abbiamo acclamato: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore” (Mt 21,9), la stessa lode proclameremo nella seconda. Così andando incontro al Signore insieme agli angeli e adorandolo canteremo: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore” (Mt 21,9).
Il Salvatore verrà non per essere di nuovo giudicato, ma per farsi giudice di coloro che lo condannarono. Egli, che tacque quando subiva la condanna, ricorderà il loro operato a quei malvagi, che gli fecero subire il tormento della croce, e dirà a ciascuno di essi: “Tu hai agito così, io non ho aperto bocca” (cfr. Sal 38,10).
Allora in un disegno di amore misericordioso venne per istruire gli uomini con dolce fermezza, ma alla fine tutti, lo vogliano o no, dovranno sottomettersi per forza al suo dominio regale.
Il profeta Malachìa preannunzia le due venute del Signore: “E subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate” (Ml 3,1). Ecco la prima venuta. E poi riguardo alla seconda egli dice: “Ecco l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, ecco viene… Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare” (Ml 3,1-3).
Anche Paolo parla di queste due venute scrivendo a Tito in questi termini: “È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo” (Tt 2,11-13). Vedi come ha parlato della prima venuta ringraziandone Dio? Della seconda invece fa capire che è quella che aspettiamo.
Questa è dunque la fede che noi proclamiamo: credere in Cristo che è salito al cielo e siede alla destra del Padre. Egli verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti. E il suo regno non avrà fine.
Verrà dunque, verrà il Signore nostro Gesù Cristo dai cieli; verrà nella gloria alla fine del mondo creato, nell’ultimo giorno. Vi sarà allora la fine di questo mondo, e la nascita di un mondo nuovo».

Il tempo liturgico dell’Avvento
L’Anno Liturgico inizia con la celebrazione dei Primi Vespri della Prima domenica di Avvento. I nomi tradizionali delle domeniche di Avvento sono tratti dalle prime parole dell’antifona dell’ingresso delle messe domenicali:
– Prima domenica di Avvento. Ad te levavi (salmo 24/25: Ad te levavi animam meam – A te, Signore, innalzo l’anima mia / mio Dio in te confido);
– Seconda domenica di Avvento. Populus Sion (salmo 79/80: Populus Sion, ecce Dominus veniet ad salvandas gentes – Popolo di Sion, il Signore verrà a salvare le genti);
– Terza domenica di Avvento. Gaudete (salmo 84/85: Gaudete in Domino semper – Rallegratevi sempre nel Signore);
– Quarta domenica di Avvento. Rorate (Isaia 45: Rorate, coeli de super et nubes pluant iustum – Stillate, cieli, dall’alto, / le nubi facciano piovere il Giusto).
L’Avvento è un tempo della liturgia col quale la Chiesa inizia l’anno liturgico. Come tutti i tempi liturgici, anche questo muove il popolo dei salvati a camminare con il Suo Signore mentre i giorni si susseguono, uno dopo l’altro. Il cammino liturgico è come il cammino ecclesiale: non corrisponde ad un vagare confuso, senza meta. L’icona di Emmaus (cf Lc 24) è utile per capirlo.
Sin dall’Ascensione, i discepoli dell’Unto di Dio, Gesù figlio di Dio e Cristo, trascorrono le ore e percorrono gli spazi durante i quali preparano e discernono gli eventi della storia. La condivisione dell’amicizia dell’Amico di Gesù, dello Spirito Santo, è essenziale perché questo si realizzi. Dall’inizio della Pentecoste, lo Spirito Santo vive in noi, membra di Cristo Gesù, e, venendo in aiuto alla nostra debolezza umana/terrena (cf Rom 8,26), amorosamente realizza quel che Gesù ha detto: Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine della storia della salvezza (Mt 28,20).
La Pasqua di Cristo si rende accessibile a tutti gli uomini e le donne viventi dopo di essa grazie alla Pentecoste. Il memoriale è dunque l’opera dello Spirito di Gesù risorto che rende vicino e presente in mezzo a noi il Regno di Dio e ci fa partecipanti attivi e consapevoli della mensa dei santi del Cielo e con-offerenti di noi stessi al Padre per mezzo di Cristo e dell’unione alla sua offerta sulla croce e sulle croci delle nostre esistenze. Per la venuta di Cristo – sia la prima nella carne e nella debolezza (1Gv 4,2), che la seconda nella gloria e nella maestà (Lc 9,26), che nell’attuale, l’intermedia in Spirito e potenza (Lc 1,17) – il tempo ha raggiunto la pienezza, il completamento ed il compimento: è diventato kairos, ossia, c’è sempre salvezza! Ciò è possibile unicamente grazie al memoriale della Pasqua di Gesù che si riceve ed attualizza nelle azioni liturgiche di Cristo, principalmente nelle celebrazioni eucaristiche domenicali.
Anche se per lo più non ne siamo consapevoli, il tempo è totalmente immerso nella liturgia (celeste e terrena); anche le nostre vite e tutto quel che accade non solo è accolto e conosciuto dalla Trinità, ma anche orientato alla gloria futura che dovrà rivelarsi in noi (Rom 8,18). Prima dell’Incarnazione, il tempo era considerato quasi come uno stare nella maledizione per l’uomo marchiato dalla disobbedienza dei progenitori, visto il potere preponderante del peccato e delle conseguenze del peccato originale. Ma Dio ha tolto quel sigillo ed ha così annullato quella colpa con i suoi poteri: Gesù e la sua obbedienza è l’uomo nuovo che salva tutti gli uomini e le donne. Gesù ha impresso il nuovo sigillo che è lo Spirito vivente in Lui.
Finalmente Dio ha potuto togliere i veli e mostrare la sua verità: è amore (1 Gv 4,16)! Inoltre, Dio è Padre, non nell’ottica di una allegoria o allusione, ma nella verità della relazione con Gesù e, per Lui, con Lui ed in Lui, con noi. Gesù è il rivelatore del Padre, della divina paternità, e ci ha introdotti nella sua preghiera, sintesi di tutta la vita cristiana. Mediante l’insegnamento del pregare mediante la parola: Abbà, Padre, tutti noi possiamo conoscere-contemplare-adorare il Padre e impariamo come rivolgerci a Dio e vivere nella pace tra di noi. Grazie alla preghiera del Padre nostro ci riconosciamo figli per grazia, generati alla vita nuova dello Spirito per la Sua immersione nella morte di Cristo e la risurrezione con Lui!
L’Avvento orienta lo sguardo della Chiesa sul Cristo, il suo Sposo, che viene verso di noi e spiritualmente conduce al Padre anche quella parte di umanità che ancora non lo conosce. Mentre siamo attratti dalla grazia del mistero del Natale, sentiamo ardere in noi il fuoco dell’evangelizzazione.

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29 novembre 2023, .